PROFILO 1: Cantante (tratto da 10 RAGIONI PER INZIARE A SUONARE E 1000 PER SMETTERE)

NOTA: In occasione della nuova ristampa del libro 10 RAGIONI PER INIZIARE A SUONARE E 1000 PER SMETTERE ho pensato di ripubblicare alcuni suoi estratti direttamente dal blog, visto che all’epoca della prima stampa non esisteva ancora. Per informazioni su come e dove procurarsi il libro visitare area contatti.

Profilo 1 – Cantante
Il cantante è anche detto singer, vocalist, frontman. Comunque lo chiamiate, rimane il fatto che egli è un gran paraculato, e nessuno potrà mai negarlo. Ma andiamo con ordine. Diciamo intanto che il gruppo più fico della terra vale meno di una moneta da 100 lire dopo l’entrata dell’euro se ha un cantante sfigato, bravo che sia. Questa semplice ed irrefutabile considerazione ci porta a optare per un approccio dicotomico, che ad alcuni potrà sembrare semplicistico: chiameremo “tipo A” il cantante che risponde ai canoni base per essere definito tale, e “tipo B” lo sfigato. A sorpresa, daremo la precedenza alla B.

Il tipo B:
Il tipo B lo si vede subito: non durerà un mese nel gruppo che già lo sbatteranno fuori. Si metta a suonare il tamburello, il piffero, le pentolacce, ma con quella faccia, quella postura, quel tono di voce quando parla…lasci stare il microfono. Se proprio ci tiene a rimanere, sarebbe bene si desse alla tastiera (vedere parte sul tastierista). Il tipo B si presenta di solito a testa bassa alle prove, canta con le mani in tasca, se mai arriverà a fare un concerto (dio ve ne scampi) non guarderà di certo l’eventuale pubblico. Anche se conosce i testi delle canzoni, si presenta sempre col suo inseparabile leggio (non si sa mai). Ha gli occhiali e di sicuro l’alitosi. Anche se ha una bella voce è un disastro, proprio non fa per lui.

Cantante tipo B

Il tipo A:
Il tipo A, al contrario, ci sa fare. Magari potrebbe cantare un po’ meglio, ma ci sa fare. Magari canta molto peggio del tipo B che è venuto ieri sera a fare il provino, ma non c’è storia. E’ il tipo A l’uomo giusto. Non sempre bello, ma comunque presentabile, il tipo A ha le idee chiare: vuole fare la rock star. E’ il primo a montarsi la testa, è l’ultimo ad alzare un dito: il tipo A dopo un mese di attività di gruppo non si porta nemmeno il microfono, ci avranno pensato gli altri. Lui è la cuspide della piramide, il sole attorno a cui girano i pianeti,  lui è la bandiera del cargo, la faccia del gruppo. Fa una prova sì e tre no, chi se ne frega, faranno una versione strumentale per oggi. A casa non si esercita di certo, si sentirebbe un coglione, e poi troppa tecnica snaturerebbe il suo approccio al canto basato su quel suo “ferale istinto rabbioso”.

Ai concerti se la gode: non ha strumentazione, mentre gli altri montano quintali di roba sul palco, lui si da all’alcool e irretisce la barista. Si presenta al pubblico sbronzo, se proprio non ce la fa a cantare intratterrà gli astanti con l’ausilio del suo solo appeal. Finito il concerto, mentre gli altri sollevano pile e pile di amplificatori, smontano la batteria, districano proibitivi grovigli di cavi, lui si gratta le palle e torna alla carica con la barista. E’ una vera pacchia. Per lui. Il tipo A soffre spesso di manie di grandezza: gli altri “stronzi” tarpano le ali alla sua sconfinata creatività rendendola dozzinale e scontata, quando se potesse decidere tutto lui la musica cambierebbe, e in tutti i sensiCantante tipo A in azione

(tratto dal libro 10 RAGIONI PER INIZIARE A SUONARE E 1000 PER SMETTERE – Daniele Galassi/Puzzle Press)

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